domenica 22 luglio 2007

Parte nona

Tutto ciò che riguarda Galgano diviene a sua volta un percorso, anche per questo mi ci sono perso dentro.
Quest’anno si celebrava il novecentesimo anniversario della fondazione dell’ordine cistercense, un ordine monastico capace di uno sviluppo tanto rapido e vasto quanto ancora in buona parte da indagare.
Come un crocevia di realtà, come un centro irradiatore di stimoli, Monte Siepi dispiega il suo universo.
Chissà se riuscirò mai a possedere l’enigma?
Se riuscirò a percorrerne ogni sentiero fino al termine e tornare indietro?
Galgano mi ha giocato questo tiro così, poco alla volta; si é insinuato con le sue mille domande nelle pieghe della mia mente, lentamente, senza mai darmi il tempo di reagire perché del tutto ignaro del risultato finale.
Nel 1098, Roberto di Molesme fonda Citeaux, la prima abbazia cistercense.
Dopo un inizio stentato e difficile, ad un passo da un vero e proprio insuccesso, l’arrivo di San Bernardo, nel 1112, muta radicalmente le fortune del nuovo ordine.
Quando san Galgano nasce, nel 1148, in Italia sono già attive una ventina di abbazie cistercensi, tutte sorte a partire da quella di Tiglieto, la prima nel nostro paese, fondata nel 1120.
Quando muore, nel 1181, esse sono già oltre quaranta, ma ancora nessuna di loro é presente in Toscana.
Bernardo entra a Citeaux con una trentina di giovani nobili, tra cui i suoi fratelli, oltre a Roberto di Chatillon, Guido de La Roche e alcuni compagni di studio del Chiostro di Saint-Vorles.
Non si può comprendere l’evoluzione del XII secolo senza conoscere il processo di espansione dell’ordine cistercense e la sua influenza in ogni campo della vita quotidiana: dalla politica alla religione, dall’agricoltura all’ingegneria, dall’architettura al pensiero filosofico.
Conservatori e innovatori nello stesso tempo, segnano un’epoca e ne decidono le sorti.
Fino alla metà del XII secolo é San Bernardo il regista instancabile e inflessibile dell’ordine; dal 1153, anno della sua scomparsa, lo stesso non sarà più diretto e rappresentato da una figura così autorevole, anche se esprimerà ancora alcuni Papi.
Per qualche decennio, sopravviveranno i suoi allievi e saranno loro a definire i percorsi dell’ordine. E poi?
Quando inizia il declino? Quando la sua funzione di principale portavoce del papato viene meno?
Cosa determina il progressivo subentro in questo ruolo dei nuovi ordini mendicanti domenicano e francescano?
Come sempre, anche per questo aspetto della storia cistercense, molte ipotesi, svariate supposizioni, ma pochissime certezze.
Solo sette anni dopo l’arrivo di Bernardo a Citeaux, Ugo di Payns fonda, a Gerusalemme, l’ordine monastico guerriero dei Templari.
E’ il 1119. Nuovamente, la data non é certa e suscita ancora oggi vivaci controversie tra gli studiosi.
Il legame tra i due ordini religiosi é definitivamente sancito nel Concilio di Troyes del 1128, quando San Bernardo in persona partecipa alla redazione della Regola Templare e l’ordine viene ufficialmente riconosciuto dal Papato.
Anch’esso si svilupperà in tutta Europa, con innumerevoli sezioni, ospizi, mansioni, di cui in Italia possediamo numerose testimonianze e abbondanti vestigia.
Un’epopea, quella dei Templari, dalle stelle alle stalle, da cui, peraltro, pare sia partita la loro avventura.
Fu infatti Baldovino III, re di Gerusalemme, ad accogliere i fondatori dell’ordine, affidando loro un’ala del palazzo reale, il cui sotterraneo sottostante, in precedenza adibito a stalle e così vasto da poter ospitare duemila cavalli e millecinquecento cammelli, divenne presto la sede effettiva dei monaci guerrieri.
Nelle vicinanze di Monte Siepi ai tempi di Galgano, sembra che esistesse una presenza templare nel castello di Frosini.
Di certo negli anni in cui egli vive, l’ordine conosce un enorme sviluppo e si diffonde ovunque, in Terrasanta come nella vecchia Europa.
Anche in questo caso siamo in presenza di un ordine religioso di cui si é scritto e parlato moltissimo, dove storia, leggenda e mito, si mescolano e divengono difficilmente distinguibili, al punto che gli elementi ancora sconosciuti, superano, per quantità, quelli noti e documentati.
Dalla esatta data della nascita ai reali motivi che portarono alla soppressione dell’ordine dei Templari nel 1303, molto é avvolto dall’incertezza e dal mistero.
Anche per questo, esattamente come accade per Galgano, sono potute fiorire e proliferare leggende di ogni tipo, e i Templari sono divenuti, di volta in volta, seguaci di Bafometto, custodi del Graal, eretici, martiri, sodomiti, nemici della Chiesa.
Tutto il XII secolo é ricchissimo di fenomeni dai contorni confusi, anche se universalmente riconosciuti come fortemente significativi.
Dai movimenti monastici a quelli eremitici, dagli ordini religioso cavallereschi ai gruppi di predicazione laici, dai grandi fermenti ereticali alla loro sistematica repressione, questi cento anni sono un continuo ribollire, un magma fluttuante in frenetica evoluzione.
Tra gli eretici del secolo, i Catari meritano di certo l’oscar della notorietà.
La loro diffusione nell’occidente europeo avviene principalmente negli anni in cui vive Galgano.
Egli stesso é sospetto eretico, forse proprio un cataro, almeno nelle ipotesi avanzate da Coco nel suo lavoro.
Di certo é attestata una forte presenza catara nella Toscana di quegli anni.
Di nuovo, però, non abbiamo elementi sufficienti per avvalorare tesi come queste.
Troppe lacune, troppi vuoti e, in parte, una certa trascuratezza nell’indagine, impediscono anche in questo caso affermazioni sicure.
E’ indiscutibile, però, che tutto ciò faccia da sfondo, sia lo scenario nel quale vive e opera Galgano.
Arnaldo da Brescia governa Roma dal 1145 al 1155, fino a quando, catturato dall’imperatore Federico Barbarossa, viene consegnato al Papa, impiccato, e le sue ceneri sparse nel Tevere.
Nel 1176 Pietro Valdo si reca con alcuni discepoli a Roma da papa Alessandro III che vieta loro di predicare senza l’approvazione del Vescovo.
Ignorando tale divieto, i Valdesi, così vennero chiamati allora e così si chiamano ancora oggi, furono inseriti nelle liste ereticali in compagnia di catari, albigesi, e altri.
Avvenimenti destinati a lasciare un segno indelebile nel tempo, patrimonio dell’immaginario collettivo, anche di chi non sa più esattamente come collocarli, di chi ne possiede solo confusi contorni. Date e avvenimenti in rapida successione, da un capo all’altro dell’Europa; eventi giunti sino ai giorni nostri avvolti nella fama e nella leggenda: nel 1167 la nascita, a Pontida, della Lega Lombarda dei Comuni; nel 1170, l’assassinio di Tommaso Becket nella cattedrale di Canterbury; la sconfitta di Barbarossa a Legnano nel 1176 e ancora, nel 1177, la pace di Venezia, dove papa Alessandro III sigla con Barbarossa quella che oggi si definirebbe un’intesa separata, lasciando la Lega dei Comuni da sola a contrastare le mire imperiali.
Per inciso, é proprio in questa occasione che il papa concede all’imperatore le terre matildine in cambio della rinuncia alle pretese imperiali su Roma.
I territori erano quelli appartenuti ad una figura di assoluto primo piano, Matilde di Canossa, vissuta a cavallo tra l’XI e il XII secolo.
Possedimenti vastissimi, tra la Toscana e l’Emilia-Romagna, che Matilde aveva ereditato dal padre, il marchese Bonifacio di Canossa il quale, a sua volta, le aveva gestite in veste di feudatario dell’impero, e che la stessa Matilde, alla sua morte avvenuta nel 1115, aveva donato alla Chiesa, con un testamento immediatamente contestato dall’imperatore, Enrico IV, che considerava sue quelle terre e ambiva riottenerle.
Sessant’anni dopo, alla pace di Venezia, la questione era ancora merce di scambio.
Galgano avrebbe deciso di farsi eremita solo tre anni dopo, mentre nel 1179, anno che precede di pochissimo la conversione, l’XI Concilio Lateranense stabilisce la regola dei due terzi nell’elezione del papa, condanna gli eretici, irrigidisce i dogmi e le procedure.
Nello stesso anno della morte di Matilde di Canossa, forse nel medesimo momento, a migliaia di chilometri di distanza, tra le vette più alte e suggestive del mondo, tra gole incantate e nevi eterne, nel cuore profondo del magico Tibet, scompare anche Milarepa, mago, poeta ed eremita la cui biografia, scritta nel XII secolo dal suo discepolo, Rechungpa, divenne presto oggetto di grande diffusione e fu tradotta persino in mongolo e in cinese. E’ stato divertente, oltre che per certi versi sorprendente andarsi a studiare questo personaggio, il suo pensiero, la sua influenza sul buddismo, scoprendo, anche in questo caso e pur in una lettura superficiale, infinite analogie con gli aspetti meno biografici e più simbolici di Galgano.
Qualche piccola e breve citazione dalla sua biografia é sufficiente per rendere l’idea.
?Mendicavo in tutta la regione, dall’alto fino in fondo alla vallata. Raccolsi in questo modo ventun misure d’orzo? oppure ?Grande Mago, lascia stare la continuazione della torre. Costruisci una loggia bassa con dodici colonne e un santuario? e ancora ?Le dodici grandi prove del mio maestro Narpa, perfino le sue dodici piccole prove, superano la tua. Ed egli inflisse al suo corpo ventiquattro mortificazioni diverse da questa.?.
Qui ritroviamo anche le dodici cause del Samskara, cioè quelle che mettono in moto la ruota della nascita e della morte.
Anche la casa di Milarepa ha un nome che non lascia dubbi: Quattro-Colonne-e-Otto-Travi.
Partendo per lo Tsang, Milarepa offre al lama un canto che recita, tra l’altro:
?Per grazia del padre e signore lama,/ Sulla cima dei colli di Silma nello Tsang,/ Le dodici dee delle montagne mi verranno incontro.?
Tseringma, letteralmente ?Lunga Vita?, é una delle sten-mas, le dee protettrici del Tibet: sono dodici anche loro!
Scorriamo alcuni passaggi dell’ultimo canto del profeta prima della sua scomparsa:
?Colui che non combatte la miseria morale/ Dice soltanto parole sterili e vuote.../ Colui che no distribuisce ciò che ha ammassato,/ Avrebbe un bel meditare, rimarrebbe senza virtù./ Colui che non trae la propria contentezza da se stesso,/ Accumula solo per arricchire gli altri...Occupate l’ultimo posto e arriverete al primo./ Colui che va lentamente arriverà presto.../La nozione del nulla genera la pietà.. La pietà abolisce la differenza fra sé e gli altri...?
Non siamo lontani dal Cantico dei Cantici di francescana natura, singolare coincidenza o viaggio delle idee?
Se Gesù spezza il pane e versa il vino, Milarepa dona seta e zucchero per nutrire e vestire; la suggestione simbolica sostiene ogni manifestazione di fede.
Anche Milarepa, comunque, si affaccia sull’alba del XII secolo e lo invade con il suo pensiero.Un ulteriore frutto lo si può ritrovare nella nascita dell’Ordine della Santissima Trinità, i cui monaci sono conosciuti con il nome di Trinitari.
San Giovanni De Matha, fondatore dell'Ordine nasce il 23 giugno 1154 a Faucon nella Francia Orientale a pochi chilometri dal confine italiano.
Da adolescente studia vicino a Marsiglia, nella cittadina di Aix en Provence.
La sua strada di studente prosegue all'università di Parigi dove studia diritto e teologia.
Poi la vocazione sacerdotale, la sua ordinazione e la sua prima messa il 28 febbraio 1193.
Viene scritta una regola che il 17 dicembre 1198 é approvata dal papa Innocenzo III.
Il nuovo ordine viene chiamato Ordo Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum, e comincia diffondersi in tutta la Francia, e oltre la Francia, andando ad agire in maniera pacifica, disarmata, povera anche nei Luoghi Santi e nelle terre dell'islam, liberando tanti prigionieri (captivi) cristiani e musulmani.
Sempre sul finire del XII secolo fa la sua apparizione anche l’Ordine dei Carmelitani che riconoscono quale estensore della loro regola sant’Alberto di Gerusalemme, altra figura emblematica e significativa di quel periodo.
Alberto dei conti di Sabbioneta, nasce a Castel Gualtieri (RE) verso il 1150. (ecco l’ennesimo contemporaneo di Galgano).
Entra tra i Canonici Regolari di S. Croce di Mortara (Pavia), e vi diviene priore nel 1180.
Nel 1185, lo troviamo preposto a Vercelli. Eminente per la sua vita, per il suo sapere e per la sua reputazione, Alberto regge la diocesi di Vercelli per 20 anni.
Nel 1194 detta gli Statuti dei Canonici di Biella.
Nel 1205 Papa Innocenzo III lo nomina Patriarca di Gerusalemme, con l’ufficio di Legato papale per la Terrasanta.
Anche lì si dimostra mediatore di pace. "Noi lo dobbiamo in gran parte ai vostri sforzi - gli scrisse Papa Innocenzo III nel 1209 - , se la provincia orientale è in certa misura libera da persecuzioni e restituita alla pace".
Muore il 14 settembre del 1214, pugnalato, ad Acri, dal Maestro o Priore dell’Ospedale di S. Spirito, da lui rimproverato e deposto per la sua malavita.
L'Ordine dei Carmelitani ha le sue origini nel Monte Carmelo, in Palestina, dove, come ricorda il II Libro dei Re, il grande profeta Elia operò in difesa della purezza della fede verso il Dio di Israele, vincendo la sfida con i sacerdoti di Baal e dove lo stesso profeta, pregando in solitudine, vide apparire la nuvola apportatrice di benefica pioggia dopo la secca.
Da sempre questo monte è stato considerato il giardino verdeggiante della Palestina e simbolo di fertilità e bellezza. "Karmel" infatti significa "giardino".
Nel secolo XII (forse dopo la terza crociata, 1189-1191) alcuni penitenti-pellegrini, provenienti dall'Europa, si raccolsero insieme presso la "fonte di Elia", in una delle strette vallate del Monte Carmelo, per vivere in forma eremitica e nella imitazione del profeta Elia la loro vita cristiana nella terra stessa del Signore Gesù Cristo.
Allora e dopo i Carmelitani non riconobbero a nessuno in particolare il titolo di fondatore, rimanendo fedeli al modello Elia legato al Carmelo da episodi biblici e dalla tradizione patristica greca e latina, che vedeva nel profeta uno dei fondatori della vita monastica.
Costruitasi una chiesetta in mezzo alle celle, la dedicarono a Maria, Madre di Gesù, sviluppando il senso di appartenenza alla Madonna come a Signora del luogo e a Patrona, e ne presero il nome, "Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo".
Questo gruppo di eremiti laici per avere una certa stabilità giuridica si rivolse al Patriarca di Gerusalemme, Alberto Avogadro (1150-1214), risiedente allora a San Giovanni d'Acri, nei pressi del Monte Carmelo.
Questi scrisse per loro una norma di vita, tra il 1206-1214.
Successive approvazioni di questa norma da parte di vari papi aiutarono il processo di trasformazione del gruppo verso un Ordine Religioso, cosa che avvenne con la approvazione definitiva di tale testo come Regola da Innocenzo IV nel 1247.
L'Ordine del Carmelo fu così inserito nella corrente degli Ordini Mendicanti.

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