domenica 22 luglio 2007

Parte ottava

San Michele Arcangelo é il nume tutelare di Galgano, figura tra le più suggestive e dense di tutta la cristianità.
E’ lui la guida, il tramite, l’ispiratore. Se i cistercensi hanno, in qualche modo, piegato alle loro esigenze la leggenda di Galgano, e mi sembra ormai di poterlo affermare con buona certezza, sarebbe interessante analizzare il loro rapporto con la figura del principe degli arcangeli, studiarne l’evoluzione, comprenderne i risvolti simbolici.
Il personaggio é, di per se, molto affascinante; la sua iconografia, i poteri che gli vengono attribuiti, l’elevato e diffuso culto di cui gode, anche in etnie e popoli profondamente diversi tra loro, ne fanno una delle figure più particolari e originali della cristianità.
Il ruolo di primo piano che gioca nell’enigma Galgano, non si esaurisce nell’apparizione in sogno da cui tutto ha inizio, ma prosegue nei secoli, nella memoria storica e visiva, in quasi ogni rappresentazione della vita di Galgano, nella letteratura che lo ricorda, nelle opere come nelle reliquie, nei suoi luoghi come altrove.
Non é possibile addentrarsi nell’enigma senza ricorrere alla guida di colui che presiede il coro degli arcangeli.
Michele, che nell’ebraico Micha’el significa ?chi come Dio??, appare cinque volte nella Bibbia quale principe delle milizie angeliche e capo degli Angeli buoni nella lotta contro Lucifero e gli angeli ribelli.
Il suo culto é tra i più antichi e particolari della chiesa cattolica.
Viene solitamente rappresentato alato e rivestito di armatura: nella mano sinistra tiene la bilancia per pesare le anime, mentre, con la destra, regge la lancia, con cui trafigge il drago, e la spada sguainata.
Fin dalla sua apparizione sul Monte Gargano, secondo una leggenda priva di basi storiche, Michele é sempre presente nella lotta che si combatterà fino alla fine dei tempi contro le forze del male.
Nel luogo delle sue apparizioni sorse un Santuario la cui origine si può collocare tra la fine del V e l’inizio del VI secolo.
E’ il Liber de apparitione santi Michaelis in Monte Gargano, la cui stesura risale all’VIII secolo, che ricostruisce in maniera precisa e suggestiva i fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele.
Esso é legato alla memoria di quattro apparizioni avvenute nel corso dei secoli, che vengono narrate con straordinaria vivacità e costituiscono la testimonianza dei fatti miracolosi che qui accaddero.
La prima, che viene tradizionalmente datata all’anno 490, é quella dai contorni più leggendari e stupefacenti e viene anche ricordata come l’episodio del toro.
"Un giorno un ricco signore di Siponto faceva pascolare i suoi armenti sulla montagna del Gargano. All’improvviso scomparve il più bel toro. Dopo la lunga e affannosa ricerca lo trovò inginocchiato sull’apertura di una spelonca. Preso dall’ira, scoccò una freccia contro l’animale ribelle, ma in modo inspiegabile, anziché colpire il toro, la freccia ferì ad un piede il ricco signore. Turbato dall’evento, egli si recò dal vescovo, che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e di penitenza. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo apparve l’Arcangelo Michele che così gli parlò: ?Io sono l ‘Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna é a me sacra, é una mia scelta; io stesso ne sono il vigile custode... Lì dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini... Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano?. Ma poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata anche luogo di culti pagani, il vescovo esitò a lungo prima di decidersi ad obbedire alle parole dell’Arcangelo".
La seconda apparizione di S. Michele, detta ?della Vittoria?, viene tradizionalmente datata nell’anno 492, anche se alcuni studiosi di oggi riferiscono il fatto ad un episodio della guerra tra il duca longobardo Grimoaldo ed i Greci nel 662-663, quando la vittoria avvenuta l’8 maggio fu attribuita dai Longobardi all’intercessione e al valido aiuto di S.Michele.
"Secondo la tradizione, la città di Siponto, assediata dalle truppe nemiche, era ormai vicina alla resa. Il vescovo S. Lorenzo ottenne dal nemico una tregua di tre giorni e si rivolse fiducioso al Celeste Condottiero con la preghiera e la penitenza. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo apparve l’Arcangelo Michele che gli predisse una vittoria sicura e completa. Questo messaggio riempì di speranza i cuori degli assediati. I difensori uscirono dalla città e diedero inizio ad una furiosa battaglia, accompagnata da folgori, tuoni e saette di straordinaria intensità. La vittoria dei Sipontini fu strepitosa".
La terza apparizione viene chiamata ?L’episodio della Dedicazione?.
Secondo la tradizione nell’anno 493, dopo la vittoria, il vescovo era ormai deciso ad eseguire l’ordine del Celeste Messaggero e consacrare la Spelonca a S.Michele in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I (492-496), ma di nuovo gli apparve l’Arcangelo e gli annunziò che Egli stesso aveva già consacrato la Grotta. Allora il vescovo di Siponto, insieme ad altri sette vescovi pugliesi in processione, con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro.
Durante il cammino, si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono già eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce; inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono l’orma del piede di un bambino, segno soprannaturale lasciato da S.Michele.
Il Santo Vescovo vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacrificio. Era il 29 Settembre.
La Grotta stessa, come unico luogo di culto non consacrato da mano umana, ha ricevuto nei secoli successivi il titolo di ?Celeste Basilica?.
La quarta apparizione é, invece, molto più recente.
"Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infieriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi S. Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma tutti coloro che tali pietre ne richiedevano, dovunque si trovassero".
A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino :
Al Principe degli Angeli vincitore della peste, patrono e custode, monumento di eterna gratitudine
Alfonso Puccinelli 1656
Villelmus Card. Baum - Penitenziere Maggiore
Aloisius De Magistris - Reggente
In aggiunta a quelle avvenute nei luoghi del Santuario, S. Michele appare a papa Gregorio I Magno (590-604) sopra la mole Adriana, nell’atto di rinfoderare la spada, annunciando così la fine della terribile peste che infestava la città.
In seguito a questo episodio, il mausoleo di Adriano cambia nome e diviene Castel Sant’Angelo.
Nell’VIII secolo viene edificata, sulla sua sommità, la cappella a lui dedicata.
Numerose città in Europa (Jena, Andernach, Colmar) lo venerano come santo patrono; in Italia troviamo sotto la sua protezione più di 60 località (tra le quali Caserta, Cuneo, Alghero, Albenga, Vasto...).
Michele é anche protettore di numerose categorie di lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi.
Alla sua protezione si affidano la polizia e i paracadutisti di Francia e d’Italia.
Nel Nuovo Testamento, S. Michele Arcangelo é presentato come avversario del demonio, vincitore dell’ultima battaglia contro satana e i suoi sostenitori.
Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria, ma guarda un po’ che caso, proprio nel capitolo 12 del libro dell’Apocalisse: ?Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli?.
Ancora oggi la liturgia michelita é ricchissima ed il suo stile alquanto vigoroso e mirabolante. Esiste ufficialmente il seguente
Atto di Affidamento all’Arcangelo Michele:
Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie,
valoroso guerriero dell’Altissimo,
amatore zelante della gloria del Signore,
terrore degli angeli ribelli,
amore e delizia di tutti gli Angeli giusti,
Arcangelo San Michele,
desiderando io di essere nel numero dei tuoi devoti,
a te oggi mi offro e mi dono.
Pongo me stesso, il mio lavoro, /la mia famiglia,
gli amici e quanto mi appartiene
sotto la tua vigile protezione.
E’ piccola la mia offerta
essendo io un misero peccatore,
ma tu gradisci l’affetto del mio cuore.
Ricordati che se da quest’oggi
sono sotto il tuo patrocinio
tu devi assistermi in tutta la mia vita.
Procurami il perdono dei miei molti e gravi peccati,
la grazia di amare di cuore il mio Dio,
il mio caro salvatore Gesù, la mia dolce Madre Maria, e tutti gli uomini miei fratelli
amati dal Padre e redenti dal Figlio.
Impetrami quegli aiuti che sono necessari
per arrivare alla corona della gloria.
Difendimi sempre dai nemici dell’anima mia specialmente nell’ultimo istante delle mia vita.
Vieni in quell’ora, o glorioso Arcangelo,
assistimi nella lotta e respingi lontano da me,
negli abissi d’inferno,
quell’angelo prevaricatore e superbo
che prostrasti nel combattimento in Cielo.
Presentami, allora, al trono di Dio per cantare con te, Arcangelo San Michele, e con tutti gli Angeli lode, onore e gloria /a Colui che regna nei secoli eterni.
Amen
Soltanto due anni fa é stata concessa l’indulgenza plenaria per i pellegrini e i fedeli del santuario di S. Michele, un atto molto interessante per la forma ed il contenuto, un documento che aiuta a comprendere appieno il ruolo e le caratteristiche di questa straordinaria figura angelica.
PENITENZIERIA APOSTOLICA Prot. N. 31/97/I
B.mo Padre, Vincenzo D’Addario, Arcivescovo di Manfredonia - Vieste,
nel manifestare alla Santità Vostra i sentimenti di devozione filiale propria, del clero e dei fedeli affidati alla cura pastorale, umilmente espone quanto segue. Nel territorio della sua Archidiocesi, in Monte Sant’Angelo, si trova il Santuario celebre in tutto il mondo, Basilica Minore, dedicato a Dio in onore di San Michele Arcangelo, da pochi anni affidato ai Membri della Congregazione di San Michele Arcangelo, i quali ne hanno diligente cura e vi svolgono degne celebrazioni di culto divino con amministrazione dei Sacramenti della Riconciliazione e della Santissima Eucaristia per il bene dei fedeli. Affinché i fedeli che arrivano al Santuario vi attingano più copiosi frutti spirituali, il predetto Eccellentissimo Oratore insieme al Reverendissimo Padre Ladislao Suchy, Rettore del Santuario, chiede alla Santità Vostra per essa il dono della Indulgenza plenaria. E Dio, Ecc. Il giorno 5 marzo 1997 La Penitenzieria Apostolica, per mandato del Sommo Pontefice, concede volentieri l’indulgenza plenaria alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) e reciso qualsiasi legame di attaccamento al peccato, da lucrarsi dai fedeli nel Santuario di San Michele Arcangelo quando assistono devotamente ad una sacra funzione oppure vi recitano almeno il Padre Nostro e il Credo:
Nelle celebrazioni liturgiche dell’Apparizione di San Michele Arcangelo (8 maggio), della Dedicazione del Santuario (29 settembre), della Beata Vergine Maria della Libera (2 luglio), dei Santi Gioacchino e Anna, Genitori della Beata Vergine Maria (26 luglio) e di Santa Lucia, Vergine e Martire (13 dicembre)
Tutte le volte che per devozione vi si recheranno in pellegrinaggio;
Una volta all’anno nel giorno scelto liberamente dai singoli fedeli.
La concessione presente é valida in perpetuum. Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

L'Arcangelo Michele era già considerato devozionale dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo della potente assistenza divina nei confronti di Israele.
Per i cristiani l'Arcangelo San Michele é considerato come il più potente difensore del popolo di Dio.
Nell'iconografia, sia orientale sia occidentale, San Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, sotto i suoi piedi il dragone - mostro, satana, sconfitto nella battaglia.
L'Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo.
Questa funzione di San Michele é evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera all'offertorio della messa dei defunti:
"Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno;
san Michele, che porta i tuoi santi segni,
le conduca alla luce santa che promettesti ad
Abramo e alla sua discendenza."
La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte.
Perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia.
Inoltre nei primi secoli del cristianesimo, specie presso i bizantini, San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini.
Egli veniva spesso identificato con l'Angelo della piscina di Betzaet di cui si parla nel capitolo 5 del vangelo di S. Giovanni:
"Vi é a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaet, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5,24).
"Non solo hai sconfitto il drago grande e terribile nel tuo santuario di Chone, ma si é formato un corso d'acqua guaritrice di ogni malattia del corpo".
Cosi canta l'inno AKATISTO a S. Michele Arcangelo della liturgia bizantina.
San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare l'ufficio dell'assistenza davanti al trono della Maestà Divina.
Egli stesso si presentò così al vescovo Lorenzo:
"Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio..?
E la liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo l'incenso:
"Per intercessione di S. Michele Arcangelo che sta alla destra dell'altare dell'incenso... degnati di accettare e benedire questa offerta dell'incenso ... ".
La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita insieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29 settembre.
Per quel poco che conosco di angeologia, esistono nove cori composti, ognuno, di otto angeli, in totale settantadue, ancora una volta, ma così, tanto per ridere, un dodici per sei, dodici, un numero, e niente di più.
I Cori sono quelli dei Serafini, dei Cherubini, dei Troni, delle Dominazioni, della Potestà, della Virtù, dei Principati, degli Arcangeli e degli Angeli.
San Michele non é solo il principe degli arcangeli, é anche il messaggero divino, é l’Entità Celeste di cui si serve il Creatore per esprimere il proprio pensiero nel mondo tangibile.
In tutta la cristianità non si contano le pievi, le chiese, le basiliche, i monasteri a lui dedicati.
Alcuni, famosissimi ancora oggi, come Mont Saint-Michael in Francia o San Michele sul Gargano, sono costante meta di pellegrini, fedeli, turisti di ogni parte del mondo.
Divenuto altissimo protettore dei Longobardi, accentuò il suo carattere guerriero e questo potrebbe, in parte, spiegare la sua presenza nelle vicende del nostro eremita, in virtù della presunta appartenenza di Galgano alla cavalleria.
Nel 745, un concilio romano e successivi capitolari di Carlo Magno, avevano limitato agli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele le entità angeliche di cui era lecita l’invocazione per nome.
Ordinato intorno alla preminenza dell’arcangelo Michele, divenuto nel frattempo patrono anche dell’impero carolingio, il culto degli angeli venne disciplinato in tutti i suoi aspetti di fondo.
I significati simbolici dell’adesione ad un determinato culto angelico divengono così molteplici, come le possibili ipotesi sulle ragioni della presenza michelita nelle vicende del santo toscano.
A Monte Siepi, Michele é onnipresente, con tutto il suo fascino misterioso, estremo difensore del bene.
Negli affreschi del Lorenzetti é presente nella fascia lunata della parete sinistra, nella sinopia della ?veduta di Roma? e nell’affresco di identico soggetto, sempre sulla parete di sinistra.
Ma San Michele, come in parte già detto, é in ottima compagnia.
Con lui compaiono negli affreschi: Re David, Sant’Orsola, San Fabiano, Santo Stefano, San Bernardo, San Roberto di Molesme, Eva, gli apostoli Pietro, Paolo, Giovanni e Giovanni Battista, forse papa Lucio III, il beato Giacomo da Montieri e San Guglielmo di Malavalle, il beato Raniero da Belforte vescovo di Volterra, e, infine, la Vergine in trono con il bambino.

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